Per Enel inclusione e riconoscimento della diversità sono qualcosa in più di un impegno aziendale: sono una proiezione verso il futuro, una sorta di super potere, un atteggiamento che permette di allargare le prospettive, rispecchiare e rilanciare l'energia che c'è in ogni angolo d'Italia e in ogni italiano. Da sei anni la missione della cultura Open Power è aprire l'energia a più persone e più tecnologie, fare di Enel Energia un'azienda in ascolto del mondo e dei suoi bisogni, sia dei clienti che dei dipendenti. Perché l'ascolto è la dimensione essenziale di ogni strategia di inclusione: confrontarsi con le persone, con le loro storie, con la loro unicità è l'unico modo per riuscire a fare le cose giuste. Questa attività non può che partire da una delle grandi risorse di Enel Energia: la presenza sul territorio. «Gli Spazio Enel non sono solo un luogo dove si imparano a conoscere le offerte e si firmano i contratti, per noi sono la casa che accoglie i nostri clienti, un posto dove ci prendiamo il tempo per parlare di tutto quello che può migliorare la loro vita. Sono un punto di contatto umano con i cittadini», spiega Michele Abbate, responsabile della Macro Area Sud.
Il lavoro, a ogni livello in Enel Energia, di persone come Annamaria Palummo è un valore incalcolabile: la politica sulla diversità in azienda ci permette di rispecchiare la società e di venire incontro alle sue esigenze, in tante cose grandi e piccole. Nel caso delle persone cieche o ipovedenti vanno dalla stesura del contratto in un ambiente inclusivo negli Spazio Enel, al sito accessibile, alla bolletta in Braille. La diversità è fatta di cultura aziendale diffusa, di policy come quella Diversity and Inclusion adottata già nel 2015 o la Policy Global Workplace Harassment del 2019, del lavoro che facciamo con associazioni come Parks: Liberi e Uguali, per realizzare al massimo le potenzialità nello sviluppo di strategie e buone pratiche di diversità. Ma diversità è anche - semplicemente - aprire le porte dei negozi, sedersi insieme, parlare e ascoltare. Ed è questo che è successo a Cosenza, grazie ad U.I.C.I. e al lavoro delle persone sul territorio: le politiche aziendali hanno bisogno di contatto umano per diventare realtà concreta ogni giorno. «È stato molto bello ascoltare le loro testimonianze, la presa di coscienza della malattia e del cambiamento, la sfida dell'accettazione, la grandissima capacità di ripensare il quotidiano», racconta Abbate. «E mi ha insegnato tanto vedere donne e uomini soddisfatti, realizzati professionalmente, con delle famiglie bellissime, che hanno costruito o ricostruito la propria vita partendo da un problema estremamente serio come la cecità o la condizione di ipovedenti».
«In fondo è per questo motivo che fu fatta la scelta di chiamare i negozi sul territorio "Spazio Enel" e non "punti Enel"», commenta Chieffo, «perché aveva un'idea più ariosa e aperta: le relazioni, gli incontri, i dialoghi con le persone hanno bisogno - appunto - di spazio, ed è quello che abbiamo voluto mettere a disposizione dell'Italia con una rete capillare, in ogni angolo del paese». E l'Italia in fondo è un paese straordinario, pieno di idee, di energie, di soluzioni. Un altro evento della Macro Area Sud, in questo caso a Benevento, ha permesso la presentazione di un'associazione che si occupa di assistenza a bambini con problemi di sviluppo attraverso l'ippoterapia e il lavoro (e il gioco) con i cavalli. Sono intervenuti pediatri, neuropsicologi, istruttori. «Ci hanno raccontato come funziona l'incontro tra i giovani pazienti e gli animali, in che modo possono aiutarli a crescere, a sbloccarsi. C'era anche il papà di un bambino che raccontava la sua esperienza, è stato commovente ma anche una grande ispirazione, perché in quella mattinata è stata mostrata una realtà coraggiosa e sperimentale, unica per il centro-sud».